Come superare la dipendenza dal partner? Partendo dalla propria autostima e dalla cura di se stessi si può interrompere il ciclo che rende le relazioni delle vere e proprie trappole.
Se mettiamo sempre l'altro al primo posto nelle nostre relazioni adulte, a scapito della nostra salute o del nostro benessere, potremmo essere codipendenti.
Cosa si intende con Codipendenza?
La codipendenza è un comportamento appreso. Guardiamo le azioni dei nostri genitori quando siamo bambini. Se nostra madre o nostro padre tendevano a essere molto critici o facevano sempre i martiri, non erano mai capaci di dire "no" alle persone e avevano modi malsani di comunicare, molto probabilmente abbiamo imparato questi comportamenti da loro e li abbiamo portati nelle nostre relazioni intime.
Anche i bambini che crescono con genitori emotivamente non disponibili sono a rischio di essere codipendenti. Spesso si trovano in relazioni in cui il loro partner è emotivamente non disponibile, eppure rimangono nella speranza che possano cambiare la persona. Non importa cosa succede, non smetteranno di sperare che un giorno le cose andranno bene.
La speranza subconscia è che l'altra persona vedrà tutto l'amore che diamo e sarà ispirato a cambiare, le credenze che solitamente caratterizzano queste persone sono ad esempio “se faccio tutto per lui/lei non potrà mai lasciarmi”, “se non mi do a 360 gradi non avrò la sua attenzione”, “devo salvarlo/la”, “non posso abbandonare questa relazione devo aggiustarla, posso farcela, devo farcela”. Noi crediamo che se solo ci fermiamo lì e ci diamo amore, comprensione e sostegno, alla fine otterremo l'amore che abbiamo sempre desiderato dai nostri genitori. Questo pensiero è distruttivo se non abbiamo confini sani che ci proteggono dai danni fisici o emotivi e segnalano al nostro partner che il loro comportamento violento non è accettabile. La parte peggiore è quando non ci rendiamo conto di cosa sta succedendo e continuiamo a vivere in una partnership senza amore, perché non abbiamo mai imparato che aspetto abbia una buona partnership. Le persone codipendenti non credono di essere degne d'amore, quindi si accontentano di meno. Spesso, si trovano a subire abusi mentali, emotivi, fisici e persino sessuali da parte del loro partner. Le persone codipendenti spesso cercano cose al di fuori di se stesse per sentirsi meglio. Formano relazioni non salutari, cercando di "aggiustare" l'altra persona.
Quali sono i più comuni tratti personologici/patologici che caratterizzano queste relazioni?
Una persona con tendenze codipendenti può trovarsi in una relazione intima con una persona che ha seri problemi di dipendenza. I soggetti con tratti dipendenti di personalità o disturbi di personalità gravi legati alla dipendenza possono portare il partner ad alimentare i meccanismi di supporto e “annullamento” che già caratterizzano il codipendente invischiandosi sempre più nella relazione.
Spesso il codipendente può trovarsi un partner che abusa di sostanze, che soffre di malattie psichiatriche importanti o che ha complessi patologici legati a esperienze del passato. In tal caso il codipendente potrà assumere i ruoli più svariati nella relazione quali ad esempio: care giver – psicologo – padre – madre ecc. La “missione” sarà quella di salvare il partner a tutti i costi, di “aggiustare” la sua vita prendendosi tutte le responsabilità giustificando i suoi comportamenti patologici o pericolosi evitando di guardare la realtà. Ciò che conta è renderlo/la felice e soddisfare i suoi bisogni.
Il codipendente può relazionarsi con una personalità narcisista che impone i suoi bisogni schiacciando il partner pur di emergere e prevalere. Nei casi estremi si può arrivare a veri e propri episodi di violenza o abusi (non solo fisici ma anche psicologici) che spesso purtroppo vengono giustificati, accettati, normalizzati dal codipendente. Se ha a che fare con un narcisista maligno patologico può essere a rischio per la sua incolumità poiché queste persone tendono a sfruttare e manipolare l’altro senza scrupoli causando gravi ripercussioni a livello psicologico e identitario. Se il codipendente non è consapevole delle sue difficoltà ed è totalmente fagocitato dal bisogno dell’altro rischia di entrare in un meccanismo “trappola” dal quale difficilmente riuscirà ad uscire. Fondamentale quindi è l’insight e la presa di consapevolezza di un aiuto prima che sia troppo tardi.
Ricordo una signora che ho avuto modo di seguire individualmente che era venuta da me perché non riusciva a lasciare il partner violento che faceva uso di sostanze. Mancava quasi del tutto di consapevolezza rispetto alla situazione che stava vivendo. Restare in questa relazione significava farsi picchiare, maltrattare, giudicare quotidianamente e parliamo di diversi tipi di abuso (fisico, psicologico, economico, sessuale) ma la sua profonda convinzione di aver davanti una persona che necessitava di aiuto e doveva essere aiutata “a priori” la continuava a sabotare portandola ad annullarsi totalmente come persona. Chiedeva di uscire da questa relazione ma in realtà mancava delle risorse per poterlo fare. Abbiamo quindi lavorato a lungo sulla sua capacità introspettiva e sulla sua identità cercando di ricostruirla pezzo per pezzo per far riemergere i suoi valori e i suoi bisogni che erano stati completamente negati. Se avessi “forzato” questa persona a lasciare il partner nel breve termine avrei certamente fallito portando un bisogno mio e non suo. E’ stato fondamentale a tal riguardo il lavoro profondo di ristrutturazione e ricostruzione per poterla rendere più consapevole, forte e capace di prendere una decisione in autonomia.
Quali sono i pericoli di questo meccanismo?
Il rischio è che il codipendente arrivi ad annullare sempre più la sua personalità mettendosi in ombra alimentando ulteriormente il suo senso di inferiorità e la percezione di non valere molto come individuo poiché al di là dei bisogni dell’altro i suoi non esistono e “non sono importanti”. Dall’altro lato rischia di alimentare un meccanismo perverso nel quale tanto più si annulla e fa da “supporto” nella relazione tanto più elicita nel partner la mancanza di consapevolezza rispetto ai suoi comportamenti disfunzionali o alla patologia. In qualche modo giustificandolo a fin di bene non gli permette di crescere e di sviluppare un buon insight tenendolo intrappolato nei suoi meccanismi disfunzionali e rendendolo sempre più dipendente. Ciò che otteniamo quindi è una relazione malsana, dannosa per ambedue i protagonisti. Se non si interviene per tempo il rischio è di arrivare a ”normalizzare” tali meccanismi di funzionamento facendosi totalmente assorbire dalla relazione.
Da cosa puoi capire che sei Codipendente?
*Tendi ad amare le persone che puoi/vuoi salvare. E qui entra in campo la “missione salvifica” su cui la persona concentra tutte le sue risorse.
- *Ti senti responsabile per le azioni degli altri. In qualche modo ti convinci che se non sei tu ad aiutare questa persona non può farlo nessun’altro, saresti quindi criticabile e meschino se decidessi di non supportarla.
- *Hai paura di essere abbandonato o di restare da solo. Ti senti profondamente solo/a quando non sei accompagnato/a. La vita ha senso se puoi condividere ciò che fai e sei con un'altra persona. *Non hai un buon rapporto con te stesso/a e rifuggi la solitudine.
- *Ti senti responsabile per la felicità del tuo partner. Il retropensiero è “devo renderla/o felice”, è quasi un imposizione, un “must”, una regola assoluta cui non puoi venir meno. La sua felicità dipende da te. Se il tuo partner è infelice probabilmente la colpa è tua perché “non hai fatto abbastanza”.
- *Hai bisogno dell'approvazione degli altri per ottenere la tua autostima. Il tuo valore si riflette sull’opinione che gli altri hanno di te. Da solo/a non vali, sei poco interessante, non ti vuoi troppo bene. Anche quando l’altro/a riconosce una tua qualità fatichi a vederla davvero tua, più facilmente riesci a vedere i difetti e le mancanze. Ricevere complimenti può addirittura crearti disagio e imbarazzo.
- *Hai difficoltà ad adattarti al cambiamento. Una volta che trovi la persona “da salvare” fatichi a lasciar andare la relazione anche se noti qualche campanello d’allarme resta la missione cui non puoi per nessun motivo venir meno “è tua responsabilità, non puoi esimerti”.
- *Hai difficoltà a prendere decisioni e spesso dubiti di te stesso. La tua bassa autostima ti porta ad adattarti in toto ai bisogni ed alle richieste del partner annullando le tue perché in fin dei conti “non sono così importanti”.
- *I tuoi stati d'animo sono controllati dai pensieri e dai sentimenti di coloro che ti circondano. Torna qui il tratto dipendente da cui proprio non riesci a distanziarti, fai molta fatica a riconoscere i tuoi bisogni ed esprimerli agli altri, ti vergogni, ti senti indegno di farlo. Preferisci quindi accudire che essere accudito, hai la sensazione che questo ruolo ti si addice di più.
Il codipendente può avere tratti personologici dipendenti e/o borderline.
Nella mia esperienza clinica ho spesso riconosciuto questi tratti nei miei pazienti. Il dipendente è totalmente succube della relazione e non sa come uscirne perché sente di mancare delle risorse, non si sente competente. Il borderline oscilla tra stati d’animo di profonda prostrazione e angoscia per il timore di essere abbandonato e momenti di rabbia esplosiva dove arriva a “vomitare” addosso al partner tutte le sue mancanze per poi pentirsene in seguito lasciandosi divorare dai sensi di colpa sentendosi ancora più vergognoso/a e indegno/a di essere amato/a. Ricordo un mio paziente borderline che si era invischiato in una relazione “a tre”, in pratica era talmente dipendente dall’idea di relazione che si era creato che si era convinto di poter costruire una relazione strutturata e sana con questa persona che in realtà era legata ad un altro uomo da diversi anni. Si illudeva di poter “conquistare” la partner spodestando il terzo incomodo. Per giungere a tal fine aveva annullato se stesso creando quello che riteneva essere il partner ideale per questa persona perdendo la sua identità pur di essere visto e valorizzato dal partner idealizzato. Quando quest’ultima lo ha lasciato si è attivato il meccanismo dell’abbandono e del rifiuto che ha ulteriormente alimentando il senso di indegnità ed inadeguatezza del mio paziente. Il percorso è stato lungo e faticoso ma gli ha permesso di riscoprire le sue qualità e i suoi reali bisogni rendendosi conto di quanto aveva idealizzato il partner e snaturato se stesso.
La buona notizia è che la codipendenza è un comportamento appreso sulla base di schemi appartenenti al passato, il che significa che può essere cambiato. Se ami il tuo partner e vuoi mantenere la relazione, devi prima guarire te stesso. Se questo passaggio non avviene e si pretende sia l’altro a cambiare sarà molto difficile ridurre la discrepanza tra ciò che desideri e la realtà che hai di fronte.
Cosa puoi fare per sanare la tua relazione? Alcuni consigli pratici
1. *Inizia ad essere onesto con te stesso e il tuo partner. Sii onesto nella tua comunicazione e nell'esprimere i tuoi bisogni e desideri. Non annullare la tua personalità per essere approvato dall’altro. Sei tu il primo a dover riconoscere il tuo valore, se dipendi da ciò che gli altri pensano o dicono di te cerca di capire quanto spesso ti capita e se è sano per la tua persona.
2. *Prova a riconoscere la tua codipendenza. Inizia col porti alcune di queste domande: ritieni che il tuo umore e la tua felicità siano legati e definiti dal tuo partner? Ti senti totalmente responsabile delle azioni malsane del tuo partner? Ti ritrovi ripetutamente a salvarlo da situazioni spiacevoli o pericolose?
3. *Ricordati le caratteristiche tipiche della codipendenza e cerca di capire se ti appartengono. I soggetti codipendenti si sentono responsabili per gli altri; confondono la pietà per amore (tendono cioè ad amare persone che vengono percepite come “salvabili”); si sentono in colpa nell’esprimere i loro bisogni o nel fare richieste; si sentono cattivi e colpevoli quando dicono di “no”; sono molto ansiosi nel desiderare che tutto fili liscio nella relazione; si sentono soli, non amati, non curati, non degni, non amabili, non interessanti.
4. *Stop al pensiero negativo. Se inizi a pensare che meriti di essere trattato male, prova a ragionare e cambia i tuoi pensieri con altri più utili per te. La tecnica della terapia cognitivo comportamentale che solitamente uso coi pazienti in questo caso è la ristrutturazione cognitiva (se vuoi avere più informazioni sulla tecnica ti consiglio di visitare questo link.
5. *Cerca di capire da dove vengono i tuoi meccanismi e le aspettative che riponi nella relazione. Spesso e volentieri tendiamo a portare i “fantasmi del passato” nella relazioni che viviamo in età adulta. Tutte le delusioni ed i risentimenti che abbiamo provato in passato con le persone significative finiscono per influenzare il modo in cui interagiamo con gli altri. Fino a quando non riusciremo a districare queste emozioni per noi stessi sarà difficile uscire dal ciclo della codipendenza. Prova a trascorrere del tempo meditando e riflettendo su quali fossero le aspettative di relazione nella tua famiglia, sui modelli che hai vissuto. Ad esempio che ruolo ha avuto tua madre per tuo padre e viceversa? Che modello ti hanno portato? Come hai reagito? Può essere molto utile per riconoscere schemi del passato e avere maggiore consapevolezza. La terapia può essere uno spazio adatto per comprendere meglio questi schemi e ridimensionarli.
6. *Fai delle pause. Non c'è niente di sbagliato nel prendersi una pausa dal tuo partner. È salutare avere amicizie al di fuori della tua relazione. Uscire con gli amici ci riporta al nostro centro, ricordandoci chi siamo veramente.
7. *Resisti alla tentazione di riparare e salvare l’altro. Spesso la codipendenza alimenta un falso senso di controllo sulla relazione e sul partner. Tanto più mi concedo tanto più si lega e non mi abbandona, tanto più posso controllare la relazione. Sebbene non ci sia a priori nulla di sbagliato nel voler essere utili è importante non cadere in una dinamica di codipendenza superando il limite. È quindi importante saper riconoscere e intercettare questi confini.
8. *Stabilisci i confini della tua persona, ciò che ti fa stare bene e ciò che non è sano per te. Coloro che lottano con la codipendenza hanno spesso problemi con i confini. Non sanno dove iniziano i loro bisogni o dove finiscono quelli dell'altro. Spesso si sentono in colpa quando non mettono l’altro al primo posto. Potrebbe esserti utile cercare di identificare i tuoi valori fondamentali, identificarli può aiutarti a rimanere focalizzato su ciò che conta davvero per te. Di conseguenza le tue esigenze non verranno eclissate dai bisogni dell’altro.
9. *Considera una consulenza con un Professionista. Un consulente funge da terza parte imparziale. Può riconoscere tendenze e azioni codipendenti che sono presenti nella relazione col partner di cui potresti non essere a conoscenza. Il feedback del consulente può fornire un valido punto di partenza e permette di dare una direzione, un obiettivo. Il cambiamento non può avvenire se noi siamo i primi a non cambiare.
10.*Dai priorità alla tua crescita personale. Prova a seguire alcuni di questi suggerimenti per migliorare la relazione con te stesso.
*Esercitati a dire “no” a te stesso. La pratica aiuta molto
*Pianifica del tempo nel tuo calendario per portare avanti hobby, passioni o progetti che ami ogni settimana
*Prova ad ascoltare di più il tuo dialogo interiore e le tue emozioni, concediti uno spazio di ascolto e di compassione
Mi occupo di codipendenza e crisi di coppia ormai da diversi anni, se pensi di non riuscire da solo/a a trovare soluzioni, se ti senti in trappola nel rapporto e riconosci almeno uno dei sintomi sopra descritti sei nel posto giusto. Dalla codipendenza si può guarire con adeguati trattamenti e una buona dose di motivazione.
Se hai bisogno contattami anche solo per un breve orientamento via mail o telefonico.
Dott.ssa Federica Gradante
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BRESCIA - MONTICHIARI
CASTIGLIONE D/S - ASOLA - PIADENA
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